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Alfa Romeo 156, Il fascino che perdura

Alfa Romeo 156, Il fascino che perdura

Sarà per “colpa” della mia viscerale passione per il marchio del biscione… sarà perchè con la 156 è stato amore a prima vista nel lontano 1997 quando fu presentata… o sarà forse perchè la guido ormai tutti i giorni…

ma l’articolo che vi riporto qui di seguito mi ha molto colpito per le molteplici riflessioni, che condivido pienamente, sul passato e futuro di uno dei marchi che ha scritto la storia e reso grande l’auto italiana… l’Alfa Romeo

alfa-156

Uno sguardo alle vetrine, un aperitivo in Galleria. La mente è leggera, quasi distratta mentre passeggio per il centro di Milano dopo una giornata trascorsa in redazione. Improvvisamente qualcosa colpisce la mia attenzione. Mi guardo intorno. Niente. Ritorno sui miei passi e capisco: è quell’auto parcheggiata lì, lungo il marciapiede, splendente nel suo Azzurro Achille che sa di antico. Perfetta, lucida, senza un graffio. Sembra appena uscita dal concessionario, ma no, non può essere: si tratta di un’Alfa “156”, un modello di 15 anni fa. Eppure…

Eppure la sua linea è ancora attualissima. E bellissima. La guardo con attenzione e nostalgia: nelle sue forme e nei dettagli ritrovo quella “grammatica” che ha reso famose le auto del Biscione. Ritrovo la grinta, la personalità potente e aggressiva, la sensazione di attaccamento alla strada dei modelli di una volta; c’è tanto passato nella sua linea e ci sono tante soluzioni innovative. Prima di disegnare la “156”, Walter de’ Silva aveva a lungo assaporato l’essenza delle Alfa Romeo e della loro storia. Quand’era responsabile del Centro Stile Alfa Romeo di Arese (oggi è a capo di quello Volkswagen), de’ Silva usava trascorre giornate intere nell’adiacente museo. Prendeva appunti, come uno scrittore che annota pensieri sul suo taccuino: le Alfa dei tempi d’oro sono state le sue muse.

La lezione di Walter de’ Silva
Il museo di Arese, l’ha confidato più volte lui stesso, è stato un’insostituibile fonte di ispirazione e creatività: per dare identità al presente egli ha coniugato passato e futuro, storia e marketing. La sua matita ha tracciato linee che, parole sue, “…danno un senso al mito dell’Alfa, andando controcorrente, recuperando idee e forme che appartengono al nostro passato. E questa è la nostra vera bizzarria, la nostra originalità”. Ho raccontato in redazione del mio “incontro” con la “156” (il fatto risale a non più di un paio di settimane fa) e ne è nata una discussione. Tutti insieme ci siamo cimentati in un gioco di “reverse engineering”, cioè l’analisi che, dalla scomposizione di un prodotto finito, permette di risalire ai principi che lo hanno ispirato. Abbiamo osservato la “156”, ne abbiamo analizzato le linee, i volumi, i dettagli; poi abbiamo tirato fuori dall’archivio le foto delle Alfa Romeo del tempo che fu, di Touring, Pininfarina e Bertone. Ed ecco sulla “8C 2300 Monza”, sulla “8C 2900 B” e su molte altre Alfa degli anni 30 le stesse feritoie che sulla “156” abbracciano lo scudo.



Ecco sulla “Giulietta Spider” e sulla “Duetto” la “cometa”, cioè la piccola “bombatura” che raccorda lo stemma Alfa al cofano. Ed ecco ancora, sulla “Giulietta SS”, lo stesso taglio e lo stesso equilibrio tra lo scudo e le griglie laterali “divise” da un “baffo”. Nella coda raccolta e rastremata della “156” c’è un forte sapore di “1900”. Persino un colore come l’Azzurro Achille guarda al passato, così simile all’Acqua di Fonte di moda sulla “Giulietta” degli anni Cinquanta (la precisazione temporale è d’obbligo).

Vogliamo continuare? Prendiamo il disegno delle ruote: i cerchi in lega non ricordano forse quelli della Alfa da corsa tipo “TZ 2” e “33”? Come peraltro le borchie dei cerchi in acciaio, così simili alle ruote delle prime “Giulia”. E gli strumenti? Il design e la disposizione, per quanto moderni, ricalcano quelli delle Alfa più sportive dell’epoca di Arese, come le “Spider” fino ai primi anni 80. Se poi la osservi da certe angolazioni, la “156” sembra persino una “Giulietta Sprint”, grazie alla forma raccolta del padiglione e alla geniale intuizione (in seguito copiata da altri) di integrare e nascondere la maniglia della porta posteriore.


Sono nel museo le Alfa del futuro
Quel filo sottile, quell’“aria di famiglia” che ha unito nel loro succedersi “1900”, “Giulietta”, “Giulia”, “Alfetta”, “75” – e che era stato interrotto con la “155” – de’ Silva ha saputo riannodarlo con la “156”, recuperando con un colpo di matita un patrimonio storico e stilistico che molti ci invidiano (e qualcuno vorrebbe comprare). Certo, de’ Silva ha avuto il privilegio di disporre di una tradizione fatta di eccellenze, di successi agonistici, di design raffinato che forse nessun’altra Casa automobilistica può vantare. Ma non se ne è lasciato imprigionare. Da lì è partito per creare un prodotto assolutamente nuovo, originale e competitivo che ha dato speranza ai cultori del marchio (e intimorito la concorrenza). Il pubblico ha capito i messaggi subliminali della “156” e le ha decretato un successo che probabilmente l’Alfa non conosceva dai tempi dell’“Alfetta”. Le speranze di allora, spiace dirlo, sono state deluse. I modelli successivi non hanno avuto la forza della “156” e delle sue derivate “147” e “GT”. In quella tradizione c’è un gran potenziale che non basta un nome, fosse anche “Giulietta” o “Giulia”, a risvegliare.

Riaprite il museo di Arese. Portateci a fare un giro i designer del centro stile torinese (già, perché quello milanese non esiste più). Recuperate gli antichi valori. Come la “156” ha dimostrato, si può fare.

(Tratto da : Blog Ruote Classiche – Di : Alessandro Barteletti – disegni di Giorgio Alisi) 

 

 

FIAT Presenta il nuovo Bicilindrico italiano – TwinAIR

FIAT Presenta il nuovo Bicilindrico italiano – TwinAIR

TWIN-AIR da 85 CV, anteprima mondiale

A Ginevra debutta la nuova famiglia di propulsori bicilindrici di FPT – Fiat Powertrain Tecnologies denominata TWIN-AIR. Si tratta di una novità assoluta nello scenario motoristico mondiale che conferma la leadership del Gruppo Fiat in questo campo.
Nato grazie all’impiego delle tecnologie più avanzate, il nuovo propulsore impiega il rivoluzionario sistema Multiair abbinato ad una fluidodinamica specifica ed ottimizzata per il massimo rendimento di combustione. Inoltre, frutto dell’estremizzazione del concetto di “downsizing” e di una sapiente messa a punto della meccanica di base, la nuova famiglia – con prestazioni comprese tra 65 CV e 105 CV – assicura un calo fino al 30% di CO2 rispetto ad un motore di pari prestazioni.
Al Salone il pubblico può ammirare la prima applicazione di questi motori su una Fiat 500, il primo modello Fiat su cui debutterà il prossimo settembre. La vettura è equipaggiata con un bicilindrico Turbo da 85 CV (900 cc) che vanta il miglior livello di C02 per un propulsore a benzina (a partire da 95 g/km) senza penalizzare le prestazioni e la piacevolezza di guida. Infatti, rispetto alle due motorizzazioni benzina ad oggi disponibili, assicura ottime performance a fronte di una sensibile riduzione dei consumi: se confrontato con il 1.2 8v, il nuovo motore Turbo da 85 CV fa registrare fino al 15% di consumi in meno e il 25% di prestazioni in più mentre, rispetto al 1.4 16v, i consumi scendono addirittura fino al 30% con prestazioni comparabili e garantendo un’elevata piacevolezza di guida.
Inoltre, rispetto ad un 4 cilindri di pari prestazioni e media cilindrata, il nuovo propulsore offre una significativa riduzione di dimensioni longitudinali (-23%) e peso (-10%) aprendo così la strada ad ulteriori sviluppi, come l’alimentazione a metano o l’abbinamento con tecnologie ibride, sempre all’insegna della maggiore attenzione ambientale. In particolare, nel prossimo futuro, sarà disponibile una versione del TWIN-AIR a metano che garantirà un’ulteriore riduzione di emissione di CO2, merito dell’adozione di una coppia di iniettori aggiuntivi a quelli per l’alimentazione a benzina sui rami dei condotti del collettore di aspirazione. Difficilmente si potrà fare di meglio in termini di riduzione dei consumi con i motori a combustione interna e bisognerà quindi sviluppare tecnologie alternative come, tra le più promettenti, giocherà un ruolo di rilievo la combinazione di motori tradizionali con motori elettrici: per le sue dimensioni ridotte, il TWIN-AIR ben si presta ad essere accoppiato ad un motore elettrico ed in generale ad un dispositivo che, frapposto tra motore e cambio, possa recuperare ed immagazzinare l’energia che normalmente viene dissipata durante le frenate.
Vero e proprio gioiello motoristico, dunque, il bicilindrico impiega la rivoluzionaria tecnologia Multiair sviluppata e brevettata da FPT – Fiat Powertrain Technologies che ha fatto il suo debutto lo scorso anno sui motori FIRE. Cuore del Multiair è il nuovo sistema elettro-idraulico di gestione delle valvole che permette di ridurre i consumi (grazie ad un controllo diretto dell’aria mediante le valvole di aspirazione del motore, senza l’utilizzo della farfalla) e le emissioni inquinanti (merito del controllo della combustione), oltre ad un sensibile miglioramento delle prestazioni e della guidabilità rispetto a un tradizionale motore a benzina di pari cilindrata.
Inoltre, il nuovo propulsore TWIN-AIR rappresenta l’estremizzazione del concetto di “downsizing”: l’abbinamento di un motore di cilindrata ridotta con un turbocompressore di nuova generazione al fine di ottenere prestazioni confrontabili o migliori a propulsori di cilindrata superiore, ma con consumi ed emissioni inferiori. Non solo: la presenza del turbo aumenta sensibilmente la coppia massima rendendola disponibile ad un regime di giri molto basso, con il risultato di offrire grande elasticità e una prontezza di risposta senza confronti rispetto ai tradizionali motori aspirati. Il tutto con una fondamentale semplicità costruttiva che va a beneficio della robustezza e dell’affidabilità.
Non ultimo, il nuovo motore è stato oggetto di numerosi interventi a livello di ottimizzazione e messa a punto del design. Ad esempio, l’architettura di base a due cilindri – unitamente al basso attrito degli organi interni – consente a questo bicilindro di essere “best in class” nel panorama motoristico mondiale per quanto riguarda l’ambito “friction”. Inoltre, le simulazioni a calcolo hanno consentito sia di individuare la miglior cilindrata unitaria possibile, in termini di resa termodinamica, sia la migliore configurazione fluidodinamica per ottimizzare al massimo l’utilizzo del Multiar. Infine, l’aspetto NVH (comfort acustico-vibrazionale) è stato particolarmente curato per garantire prestazioni vibrazionali almeno equivalenti a un motore “4 cilindri” di pari prestazioni ma con una timbrica caratteristica. A tal fine è stato utilizzato un contralbero di equilibratura che mantiene ottimi livelli vibrazionali in tutte le condizioni di funzionamento del motore: dal minimo al regime di potenza massima.

(Fonte FIATAutoPress)